di
Alistair Castagnoli, consulting coach
LA NOTTE
PRIMA
Qualsiasi
sport facciate, qualsiasi tipo di infortunio vi abbia colpito e
qualsiasi percorso di recupero abbiate seguito, per tutti, giovani
ed esperti, arriverà la notte prima del ritorno all'attività
sportiva.
Quello
che al momento dell'infortunio vi sembrava impossibile sta per
accadere: nuovamente potrete gareggiare/giocare al vostro sport.
Nei
mesi precedenti avete sudato, avete dato più di quanto pensavate di
avere, siete cambiati, siete dovuti diventare più forti, più
determinati, più pronti ad affrontare gli imprevisti. Avete
attraversato momenti emotivi contrastanti, avete pensato di non
farcela e siete stati sul punto di mollare. Eppure, dentro di voi,
avete trovato motivazioni, risorse e doni preziosi che vi hanno
permesso di perseverare e di ritornare sul campo.
Per
questo la notte prima sarà un momento talmente particolare che vi si
scriverà dentro per sempre. Ci saranno pensieri, ricordi, sorrisi,
qualche lacrima. Ci sarà trepidazione e ci sarà paura.
Partendo
dal presupposto che da un punto di vista mentale e fisico abbiate
recuperato al meglio e che quindi il corpo e la mente siano pronti a
tornare allo sport praticato (ricordo l'importanza di allenare sempre
le 4 componenti che ci rendono unici: personale, fisico, tecnico,
tattico. Si veda il paragrafo “I quattro aspetti che ci rendono
unici” in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/09/grow.html)
avendo allenato già ogni aspetto della performance della vostra
disciplina nelle fasi di recupero funzionale, vediamo l'impostazione
mentale più efficace per ricevere un feed-back positivo ed utile dai
primi allenamenti.
I PRIMI
ALLENAMENTI
Il primo
allenamento è importante, inutile negarlo, ma non è il più
importante della vostra carriera. Va usato per riprendere confidenza
con voi stessi, non per provare a voi stessi che siete ancora in grado di competere.
Ora siete una persona e un atleta completamente differente da quello che si era infortunato.
Ora siete una persona e un atleta completamente differente da quello che si era infortunato.
Diciamo,
per semplificare, che siete una persona più forte (approfondiremo in
futuro articolo questo concetto) e quindi dovete usare lo sport che
praticate per conoscere più in profondità questa nuova persona.
Dovrete
testarla e guidarla allo stesso tempo. Indirizzarla e
frenarla!
Perché lei proverà sia la paura di essere debole come un tempo – e quindi di infortunarsi nuovamente - sia l'esuberanza di dimostrarvi che è talmente potente che può in un solo allenamento recuperare i mesi perduti!
Perché lei proverà sia la paura di essere debole come un tempo – e quindi di infortunarsi nuovamente - sia l'esuberanza di dimostrarvi che è talmente potente che può in un solo allenamento recuperare i mesi perduti!
Amate
questa nuova parte di voi e insegnatele lo sport che tanto adorate!
IL PRIMO
PASSO
La
familiarità con lo sport si riottiene attraverso le sensazioni che
provate mentre eseguite i gesti fisici/tecnici/tattici che avete
allenato più volte in passato.
Ricordate che siete un atleta
differente e quindi anche le sensazioni saranno differenti.
All'inizio
gli stimoli esterni ed interni potrebbero avere il sopravvento e
potreste sentirvi travolti e confusi. Resistete all'impulso di pensare troppo (over-thinking): troppa concentrazione razionale paralizzerebbe il vostro sistema motorio (si veda "Fallire sotto pressione (choking): pensare alla performance migliora la performance?" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/06/choking.html).Respirate profondamente e guidate la vostra percezione selezionando gli stimoli che davvero vi interessano: in questo caso quelli che arrivano dall'arto che avevate infortunato.
All'inizio testatelo a basse velocità esecutive con
gesti/movimenti di base incrementando le difficoltà decisionali -
ossia le richieste tattiche degli esercizi - (si noti che anche
nell'eseguire uno scatto il cervello compie una scelta decidendo, tra
le altre cose, la frequenza degli appoggi in relazione alla distanza
che deve percorrere) man mano che le sensazioni sono positive (ossia
vi fanno stare bene, vi suggeriscono che va tutto bene).
Ascoltare
le sensazioni è un momento fondamentale: il corpo ci parla
continuamente attraverso le sensazioni e averne la consapevolezza
(che significa fare emergere le sensazioni dal livello inconscio a
quello conscio. Dragoni, 2001) ci aiuta più della razionalità (si
veda il paragrafo “La sensazione che suggerisce” in
http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/nf.html).
Nei
primi allenamenti il vostro cervello confronterà le sensazioni
esterne, propriocettive ed interocettive memorizzate prima
dell'infortunio e durante le fasi del recupero funzionale con quelle
che state provando in quel momento per suggerirvi che decisioni
prendere.
Per
questo qualsiasi sensazione insolita o negativa va ascoltata e va
condivisa con il vostro allenatore/trainer/coach che ha la
responsabilità di accompagnarvi anche in questa fase.
Se la
sensazione è positiva dovete consolidarla in voi nel modo più
accurato possibile per passare così allo step successivo di
allenamento.
Se la
sensazione è negativa fermatevi e abbiate la forza e il coraggio di
fare un passo indietro.
Nessuna sconfitta, nessun dramma: significa
solo che ancora non siete pronti per quanto richiesto da quel
gesto/movimento fisico/tecnico/tattico.
Vivete
questo momento come una opportunità: l'allenamento vi ha appena
suggerito un qualcosa che vi servirà in futuro e che avete la
possibilità di allenare. Prendetevi qualche giorno per farlo e poi
ritornate ad allenarvi rispettando gli step visti prima.
MI SENTO
BENE ED ORA?
Torniamo
al primo allenamento: le sensazioni sono positive e con il
trascorrere dei minuti e degli esercizi, guidati dal vostro focus e
con il solo obiettivo di riprendere confidenza con lo sport che
praticate, vi sentite sempre più sicuri di voi e la paura lascia il
posto all'entusiasmo.
Tutto
bene?
In parte, perché l'entusiasmo ha il difetto di abbassare la
vostra capacità di percepire le sensazione e quindi di avere
consapevolezza di cosa sta accadendo.L'esuberanza confonde il vostro focus!
Tirate
quindi il freno a mano, imparate la disciplina e siate pazienti con
voi stessi.
Non
potete recuperare i mesi perduti in un paio di allenamenti, ma potete
e dovete recuperare voi stessi e la vostra capacità di sentirvi a
vostro agio quando praticate il vostro sport.
Solo con
una mente aperta e focalizzata (percependo e non pensando) sugli obiettivi realistici che vi
darete allenamento dopo allenamento riuscirete veramente a elevare la vostra performance.
UNA
CONSIDERAZIONE SULLA PAURA
La paura è parte di voi.
La paura è parte di voi.
Anche
prima di infortunarvi provavate paure di ogni genere: paura non
farcela, di sbagliare, di fallire.
Dopo un
infortunio una parte di voi avrà sempre paura di potersi infortunare
di nuovo.
Non c'è
nulla di male ed è per questo che vi siete allenati tanto duramente
e con tanta attenzione preparandovi meglio di prima: per ridurre al
minimo i rischi di infortunio.
Ma la
paura ci sarà sempre, che lo vogliate o meno. Ed è un bene.
Sì,
perché se la sapete usare, la paura è uno dei vostri superpoteri.
“La paura è una percezione che attiva risposte fisiologiche,
la più immediata delle quali è l'aumento del battito cardiaco, del
ritmo respiratorio e del riflesso elettrogalvanico, che attiva
l'organismo, nell'ordine dei millesimi di secondo, all'eventuale fuga
o lotta.” (Nardone, 2014)
In un
attimo potete correre più veloci, saltare più in alto, combattere
più duramente e il vostro focus è così attivo e selettivo che ogni
percezione vi appare più chiara (concetto espresso magnificamente da
Steven Moffat nell'episodio “Listen” della serie Doctor Who).
Questo è
un superpotere che potete imparare ad usare.
Perché
se non lo fate ecco che iniziano i guai.
Se le reazioni innescate
dalla paura si protraggono infatti “per un tempo più prolungato
dell'immediata risposta allo stimolo” (Nardone, 2104) si innesca
l'ansia, che di fatto non è dannosa a meno che non superi “la
soglia della funzionalità, conducendo l'organismo a un vero e
proprio tilt psicolofisologico: il panico.” (Nardone, 2014)
E' il
panico, non la paura o
l'ansia, che può portarvi a infortunarvi nuovamente.
Se
durante i primi allenamenti i vostri pensieri sfuggono al vostro
controllo parlandovi di infinite possibilità di infortuni,
ingannando così la vostra percezione degli stimoli, è probabile che
lo stato d'ansia vi porti a fallire (come detto pensare inibisce la performance! Si veda il paragrafo "Il dubbio che paralizza" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/06/choking.html).
Imparando
a gestire la paura si impara, però, a controllare l'ansia.
Come?
Come
detto prima: con “un cambiamento delle percezioni del soggetto
(l'atleta, ndr.) riguardo a ciò che è vissuto come spaventoso
(l'infortunio, ndr.).” (Nardone, 2014) attraverso l'allenamento e
la ripresa di familiarità e confidenza con i gesti tecnici
/movimenti dello sport praticato.
“La
trasformazione di ciò che fa paura in qualcosa di gestibile,
restituisce alla persona il senso di controllo di sé e della
circostanza che teme.” (Nardone, 2014)
Allenarsi
un passo alla volta, acquisendo serenità esecutiva esercizio dopo
esercizio, partendo dai gesti tecnici/movimenti che si sanno già
gestire per poi apprenderne di nuovi, è quindi il percorso più
funzionale al ritorno in campo.
PRIMA DI...
Questa
sensazione di familiarità nei confronti di sé stessi e dello sport
praticato è quindi il primo, vero obiettivo da perseguire nei primi
allenamenti. In seguito parlate
con il vostro allenatore e stabilite con lui quali siano gli
obiettivi da raggiungere ad ogni allenamento successivo.
“Per
imparare a volare, imparate prima a stare in piedi e camminare.”
(“He who would learn to fly one day must first learn to stand and
walk and run and climb and dance; one cannot fly into flying” F.
Nietzsche), non forzate le tappe, godetevi il viaggio e riposate
serenamente la notte prima del primo allenamento: siete pronti dal
momento in cui avete seriamente deciso che sareste tornati.
FONTI
Calder
A. - Recovery strategies for sports performance -
http://smscsqlx.sasktelwebhosting.com/services/exphys/recoverystrategies.pdf
Dragoni
G. - Vincere con la mente – Elika Editrice, 2001
Klenk
C. A. - Psychological response to injury, recovery and social
support: a survey of athletes at an NCAA Division 1 University -
Senior Honors Projects.Paper 9, 2006 - http://digitalcommons.uri.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1008&context=srhonorsprog
Nardone
G. - La paura delle decisioni – Ponte Alle Grazie, 2014
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