di Alistair Castagnoli,
consulting coach
Mi è capitato oggi di
incontrare e parlare piacevolmente con il padre di una giocatrice di basket
riguardo i percorsi di crescita individuale più indicati per permettere a sua
figlia di migliorarsi e di esprimersi al meglio quando gioca.
Ciò che più mi ha colpito
delle parole di questo genitore, che ringrazio per aver condiviso con me i suoi
pensieri, è stata la sua volontà di dare un aiuto pratico a sua figlia, affinché
le sue potenzialità potessero esprimersi al meglio al di là del percorso
pensato dalla società di appartenenza .
LA CRESCITA DELLA GIOCATRICE
Apro una parentesi: il
motivo per cui una società sportiva non riesca a creare percorsi di crescita
individualizzati e realmente validi per il proprio patrimonio (che sono le giocatrici/
giocatori del settore giovanile) è qualcosa che non riesco davvero a
comprendere.
Mettendo da parte il fatto
che la società sportiva non ci riesca perché non ne è capace (se il motivo
fosse questo inviterei tutti a cambiare mestiere al più presto), credo che il
problema principale sia che la società (presidente, dirigenti, allenatori) per
far vincere una squadra, spesso (se non sempre) sacrifichi l’individualità
proponendo esercitazioni basate per lo più su concetti tecnici e tattici utili
al raggiungimento della vittoria nelle partite di campionato.
Ve lo dico da coach: questo
è un errore in cui tutti noi cadiamo.
E’ facile partire con le
migliori intenzioni stabilendo quali aspetti tecnici migliorare in ogni
giocatrice per poi ritrovarsi a dare priorità alla preparazione di una partita
importante per il futuro della squadra e della società. E questo accade anche a
livello giovanile dove per arrivare primi in regione finiamo per perdere poi
tutte le partite all’interzona quando squadre meno preparate di noi da un punto
di vista tattico, si rivelano più abili a vincere perché meglio allenate da un
punto di vista individuale-caratteriale.
Questo è un problema in cui
nella mia carriera mi sono imbattuto più volte e che ho risolto grazie alla
scelta di una metodologia di allenamento che facesse della forma di gioco della
squadra l’unico obiettivo di ogni allenamento (si veda il paragrafo "La metodologia e la sua efficacia" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/b4.html) .
Sembra un paradosso, vero?
Come può l’allenamento del gioco di squadra permettere il miglioramento delle
abilità individuali di ogni giocatrice?
In realtà la risposta è
banale e semplice: la forma di gioco di una squadra è la proprietà emergente
(sarà questo argomento di un prossimo mio articolo) delle forme di gioco
individuali. Migliorare le abilità individuali migliora quindi la forma di
gioco perché la forma di gioco di squadra emerge (in modo spontaneo) dalle
forme di gioco (le abilità individuali) delle giocatrici stesse.
PRIORITA’
Torniamo al nostro genitore
che, resosi conto dopo qualche anno che il gioco di sua figlia non cambia oltre
a non migliorare, vuole fare qualcosa per aiutarla a valorizzarsi e
potenziarsi.
Quali sono le strade da
percorrere?
Primo: consiglio un dialogo
aperto e costruttivo con la giocatrice che deve essere la prima a rendersi
conto della propria condizione.
Come diceva Gandhi “Action
expresses priorities” (“L’azione rivela le priorità”), sarà quindi da un dialogo
tra genitori e figlia che nasceranno le basi per un mutamento.
Se la giocatrice non
collabora ogni aiuto esterno non servirà a modificare la situazione.
Secondo: consiglio lo stesso
tipo di dialogo con la società sportiva di appartenenza.
E qui sorgono le difficoltà
vere. Spesso le società non sono aperte ad un vero scambio di idee con le
famiglie sia per supponenza sia per presunzione (entrambi aspetti che rivelano
in realtà la loro debolezza e paura. Solo chi ha paura di perdere potere non
prende in considerazione idee diverse dalle sue).
Personalmente credo che sia
le famiglie che le società dovrebbero ricordarsi che hanno entrambe lo stesso
obiettivo: la crescita della ragazza/giocatrice.
Detto questo non vedo
problemi a stabilire insieme dei percorsi extra societari per aumentare le
occasioni di miglioramento individuale.
Ancora oggi mi capita di dire “Questo è al di fuori delle mie competenze, troviamo qualcuno che sia più esperto di me.” Non ci vedo nulla di male. Nessuno può essere bravo in tutto.
Ancora oggi mi capita di dire “Questo è al di fuori delle mie competenze, troviamo qualcuno che sia più esperto di me.” Non ci vedo nulla di male. Nessuno può essere bravo in tutto.
Se dopo una, due, tre
stagioni il gioco di una giocatrice non cambia significa che la società più di
così non può fare. Non è una colpa. E’ una constatazione. Non sempre le società
possono impiegare le risorse migliori in ogni campo. Ma possono sempre essere
aperte a forme di collaborazione con professionisti a cui affidarsi per
consulenze.
Una volta raggiunta
un’intesa con la giocatrice e con la società quali sono i passi successivi?
E’ bene ora ricordare quali siano gli aspetti principali della crescita personale.
E’ bene ora ricordare quali siano gli aspetti principali della crescita personale.
I 4 ASPETTI CHE CI RENDONO
UNICI
Il miglioramento individuale
di una giocatrice (lo stesso discorso si applica anche ai giocatori maschi e a
ogni persona) passa attraverso la crescita del suo carattere.
E’ l’atleta che arriva al palazzetto, ma è la persona a scendere in campo.
La partita, il gioco rivelano ciò che sei dentro e lo rivelano in modo spietato. Non scendono a compromessi e ti mettono di fronte prima ai tuoi limiti personali poi a quelli tecnici.
E’ l’atleta che arriva al palazzetto, ma è la persona a scendere in campo.
La partita, il gioco rivelano ciò che sei dentro e lo rivelano in modo spietato. Non scendono a compromessi e ti mettono di fronte prima ai tuoi limiti personali poi a quelli tecnici.
Ricordo che lo sviluppo
delle abilità sociali è un prerequisito imprescindibile all’espressione
funzionale delle abilità tecniche: se una giocatrice non riesce a manifestare le
sue specificità come persona non potrà farlo come atleta.
Un percorso di crescita deve
quindi comprendere i quattro aspetti che compongono ogni individuo: personale
(sfera emotivo-motivazionale ed abilità sociali), fisico (abilità fisiche che
accrescono il sé e il modello di gioco), tecnico (fondamentali tecnici
applicati alla realizzazione del sé e del modello di gioco) e tattico (presa di
decisioni funzionali al benessere personale, collettivo e al modello di gioco).
Questi quattro aspetti sono
interconnessi e vanno curati tutti insieme durante ogni allenamento (si veda il paragrafo "Scegliere gli obiettivi" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/b4.html). Ogni
momento di condivisione con le compagne e gli allenatori è un’occasione di
crescita che non va sprecato!
Trattandosi di sport è
chiaro che vincere sia importante! Ma ancora più importante è che la persona
che scenderà in campo domani, sia diversa da quella che è scesa in campo ieri
(lezione che anche la nostra cara nazionale italiana di basket dovrebbe
imparare).
LE COMPETENZE DI CHI ALLENA
Per curare al meglio ognuno
di questi quattro aspetti è necessario che chi allena giovani atleti che ancora
devono diventare donne e uomini, ampli le proprie competenze oltre quelle
tecniche/tattiche (si veda il paragrafo "Là dove accade ogni cosa" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/nf.html).
Un allenatore non può più
solo saper insegnare a giocare. Deve sapere come tirare fuori il gioco che la
giocatrice ha già dentro di sé. Deve diventare una guida, un coach appunto:
colui che ti prende in un punto del tuo cammino e ti conduce ad un altro punto.
Per fare questo bisogna aver
in mente quali sono gli obiettivi e quali sono le motivazioni individuali di
ogni giocatrice.
Il dialogo, i feedback
(ricordiamoci che la performance migliore si ottiene dispensando cinque
feedback positivi e uno negativo) e le verifiche diventano strumenti preziosi
da padroneggiare tanto quanto i concetti offensivi e difensivi.
Diversi studi dimostrano che
la crescita dell’immagine di sé (self-image), del concetto di sé (self-concept)
e dell’autostima (self-esteem) sono aspetti prioritari per lo sviluppo delle
giovani atlete che, se non si sentono comprese come persone, non solo
performano in modo anonimo e non migliorano, ma vanno incontro a problematiche
serie nella loro vita personale quali abbondo dell’attività sportiva, scarsi
risultati scolastici, abuso di sostanze, disturbi alimentari, depressione.
Ricordiamocelo quando
entriamo in palestra e pensiamo che il nostro compito sia solo quello di
insegnare a giocare a uno sport.
Partendo dalle abilità
sociali (autoconsapevolezza; gestione del sé; consapevolezza sociale; gestione
dei rapporti) una giocatrice/persona migliora le abilità fisiche che gli
consentono l’espressione del sé attraverso abilità tecniche in un contesto
tattico-decisionale.
L’allenamento fisico ha
quindi il duplice scopo di sviluppare le abilità atletiche del corpo prima per
accresce l’immagine di sé nel contesto sociale e poi per compiere gesti tecnici
(i fondamentali sportivi) in un contesto tattico (il gioco di squadra).
Riassumendo: ogni percorso
extra societario che permetta alla giocatrice di crescere in questi quattro
aspetti della propria persona (competenza sociale; competenza fisica;
competenza tecnica; competenza tattica/decisionale) dovrebbe essere colto e
auspicato.
Cosa che il papà che ho
incontrato oggi ha intelligentemente fatto!
QUALCHE CONSIGLIO PRATICO
PER LA GIOCATRICE
E la giocatrice come diviene la protagonista della propria storia?
E la giocatrice come diviene la protagonista della propria storia?
Essere in possesso degli
strumenti migliori non garantisce i risultati migliori a meno che il mindset,
l’impostazione mentale, non sia funzionale al benessere e alla crescita (si veda anche il pargrafo "La gestione pratica" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/nf.html).
Primo ingrediente: la
volontà di cambiare abitudini che si sono rivelate fallimentari.
Secondo ingrediente: agire!
Per diventare più produttiva
una giocatrice deve eliminare tutti i pensieri che non riguardano la
prestazione e tutti i pensieri negativi, pianificare ogni allenamento in modo
rigoroso ma essere flessibile per adattarsi agli imprevisti (basket, calcio, pallavolo, pallamano sono sport di situazione in cui nessuno controlla tutti gli aspetti! Si veda il paragrafo "Non pensare: gioca!" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/06/choking.html).
Durante gli allenamenti deve
imparare a dare di più di quanto voglia ricevere: dare al gioco, dare alle
compagne e dare agli allenatori la parte migliore di sé stessa incrementa la
predisposizione all’apprendimento motorio e migliora il clima in cui vive.
Per raggiungere il proprio
successo personale è necessario si crei una sua definizione di successo basata
su piccoli step quotidiani non di risultato ma di prestazione, che siano più
specifici possibili e quantificabili in termini numerici. Deve imparare a
chiedere aiuto senza sentirsi per questo inadeguata o vergognarsi: solo
ammettendo i propri limiti li si può superare (si veda il paragrafo "Lo scopo del recupero" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/rest.html).
Mentre si allena deve rimanere fedele ai suoi principi ricordando che nessuna scorciatoia o autoinganno la farà mai crescere: le difficoltà e gli errori sono potenti alleati che vanno accettati come parte di sé e del proprio cammino se si vuole imparare da essi e affrontarne di nuovi (si veda il paragrafo "La via del clutch performer" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/06/clutch.html).
Mentre si allena deve rimanere fedele ai suoi principi ricordando che nessuna scorciatoia o autoinganno la farà mai crescere: le difficoltà e gli errori sono potenti alleati che vanno accettati come parte di sé e del proprio cammino se si vuole imparare da essi e affrontarne di nuovi (si veda il paragrafo "La via del clutch performer" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/06/clutch.html).
Una
situazione problematica si ripresenta quando non si sta modificando
l'approccio e il percorso neurale che usiamo per risolverla. Accade
spesso che “spendiamo molto tempo a cercare dei rimedi ai nostri
punti deboli piuttosto che costruire i nostri punti di forza” (Howard Gardner) che devono rivelarsi nuovi
e più utili (si veda anche il paragrafo "Chi controlla il cotrollore" in http://theconsultingcoach.blogspot.it/2015/05/nf.html).
A fine giornata le sarà
infine utile annotare su un diario i progressi fatti e i nuovi obiettivi da
raggiungere imparando ad essere onesta con se stessa e ad essere soddisfatta
dell’impegno consapevole che ci mette, senza scordare di essere sempre grata
per le occasioni che le vengono offerte.
QUALCHE
CONSIGLIO PER LE SOCIETA' SPORTIVE
Ribadisco
un concetto importante: società sportiva, famiglia e giocatrice
hanno tutti lo stesso scopo ossia fornire alla ragazza/giocatrice più
occasioni di crescita possibili affinché si verifichi un
miglioramento della giocatrice.
Allo
stesso modo la società sportiva può e deve proporre le stesse
opportunità ad allenatori, preparatori e collaboratori.
La
società sportiva quindi, nella figura del General Manager o del
Direttore Sportivo, deve essere attenta a percepire le nuove esigenze
che ogni nuova giocatrice e ogni nuova stagione porta con sé e ad
investire nel trovare nuove forme di collaborazione con esperti che
amplino le competenze dei propri collaboratori. Così come già fanno
da diversi anni numerose aziende che si avvalgono di consulenti
esterni al fine di accrescere le capacità dei propri manager con lo
scopo di incrementare la produttività e i profitti (Garris, 2013).
Perché
ciò accada è ovvio che la società deve possedere l'intelligenza e
la lungimiranza necessari a scendere dal proprio piedistallo per il
bene comune: è intuitivo che se crescono i collaboratori, crescono
le giocatrici e cresce la società stessa.
IN CONCLUSIONE
Alla luce di quanto discusso
fin’ora un percorso extra societario non solo va ricercato, ma va capito ed
incoraggiato. Non è una debolezza della società e dei suoi collaboratori: al
contrario è espressione di intelligenza ed onestà intellettuale. Credo che una società sportiva (e così la famiglia) debba offrire alla persona/giocatrice più opportunità possibili di crescita e che la giocatrice debba coglierle senza timori. Sua aspirazione nella vita è conoscere se stessa: il gioco, lo sport è uno dei tanti mezzi che può usare.
La sete di conoscenze e di
miglioramenti da parte delle giocatrici e delle loro famiglie va quindi apprezzata
perché renderà ancora più unica, più preziosa la giocatrice stessa e di
conseguenza la società sportiva che rappresenta quando va in campo.
Chiudersi nel proprio
microcosmo fatto di convinzioni, abitudini e presunte verità assolute è un
comportamento contrario alle leggi dell’evoluzione della natura stessa:
impensabile che sia una strategia che alla lunga si possa rivelare quindi
vincente.
Complimenti a questo papà e
a sua figlia che hanno fatto insieme il “primo passo verso un mondo più
grande”.
Trovate nuovi allenatori,
nuovi coach, nuovi trainer. Trovate nuove strade, nuove metodologie. Non
accontentatevi della routine. Non pensate di poter fermare la vostra crescita
solo per pigrizia, paura o perchè qualcuno vi contrasta. Individui o situazioni che vi ostacoleranno le incontrerete sempre nella vita. Andate avanti, trovate e circondatevi di persone che vi aiutino a crescere! Trovate nuovi esercizi motivazionali, fisici,
tecnici.
Trovate la vostra strada e scrivete voi la vostra storia!
E voi che avete il privilegio di poterle aiutare, aiutatele! Aiutatele a scrivere la loro storia!
Clicca qui e leggi gli altri articoli di Alistair Castagnoli
FONTI
Trovate la vostra strada e scrivete voi la vostra storia!
E voi che avete il privilegio di poterle aiutare, aiutatele! Aiutatele a scrivere la loro storia!
Clicca qui e leggi gli altri articoli di Alistair Castagnoli
FONTI
Gilligan
S., Dilts R. – Il risveglio dell’eroe – Alessio Roberti
Editore, 2011
Goleman
D. – Focus – Rizzoli, 2013
Goleman
D. – Leadership Emotiva – Rizzoli, 2012
Johnson
J.G. – Cognitive modeling of decision making in sports –
Physiology of Sports and Exercise, 2006; 631-652
Kayser
B. – Exercise starts and ends in the brain – Eur J Appl Physiol,
2003; 90: 411-419
Köhle
A., Rieß S. – I Principi del Dalai Lama per i Genitori – Apogeo,
2010
Landsberg
M. – Il Tao del Coaching – Alessio Roberti Editore, 2009
Oliveira
B., Resende N., Amieiro N., Barreto R. – Questione di Metodo –
Tropea, 2009
Thompson
J. – The Double Goal Coach – Harper, 2003
Thompson
J. – Positive Coaching – Balance Sports Publishing, 1995
Trabuchi
P. – Resisto Dunque Sono – Corbacci, 2007
Nessun commento:
Posta un commento