di Alistair Castagnoli, consulting coach
COSA ACCADE QUANDO IMPARIAMO UNA NUOVA ABILITA'?
Analizziamo ciò che accade durante un allenamento sportivo.
Ai nostri atleti/giocatori è continuamente richiesto di decidere quale azione motoria complessa eseguire per esprimere la loro prestazione.
Ai nostri atleti/giocatori è continuamente richiesto di decidere quale azione motoria complessa eseguire per esprimere la loro prestazione.
Azioni
apparentemente semplici come afferrare un oggetto che ci viene lanciato,
spostare il corpo per evitare un ostacolo, accelerare o decelerare in vista di
un traguardo seguono un percorso al contrario molto complicato ed
energeticamente dispendioso per essere eseguite, apprese e memorizzate.
Immaginate ora di compiere un movimento. Uno qualsiasi.
Fatto?
Prima che questo movimento venga eseguito dal corpo deve
essere visualizzato e provato nel nostro cervello che con questa procedura
prepara il corpo al movimento che dovrà eseguire.
Ciò avviene nella corteccia parietale posteriore che
stabilisce quante unità motorie reclutare per compiere il movimento
visualizzato (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001).
La corteccia parietale posteriore riceve informazioni dal
sistema visivo, uditivo e somatosensoriale per stabilire la posizione nello
spazio degli arti, del corpo e degli oggetti che interagiranno con il corpo
durante il movimento (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001).
Nei gangli della base, che determinano il cambiamento dei
nostri comportamenti, a questo punto avviene la selezione dell'azione da
compiere. Tra varie opzioni disponibili decidiamo se compiere o meno il
movimento visualizzato nel cervello e per cui il cervello si è preparato. Il
telencefalo prende quindi in considerazione informazioni che arrivano dai sensi
e dai pensieri per innescare l'azione nella corteccia premotoria, l'area
motoria supplementare e la corteccia motoria (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001).
La corteccia premotoria, responsabile della guida sensoriale
del movimento, si attiva per controllare l'orientamento e le distanze prima
dell'inizio del movimento stesso. E' lei che agevola il movimento come risposta
a un preciso indizio sensoriale (per esempio afferrare una palla che vi è stata
passata).
Di nuovo il telencefalo entra in funzione contribuendo
all'equilibrio, sincronizzazione e sintonia del movimento. E' il telencefalo
che in questa fase ci permette di sincronizzare i tempi dei movimenti (timing)
quando dobbiamo prendere o schivare un oggetto che ci viene incontro o
smarcarci per ricevere un passaggio (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001; Netter
2010).
A questo punto entra in gioco anche la propriocezione.
Le informazioni propriocettive coscienti viaggiano dalla via
delle colonne dorsali-lemnisco mediale (una delle vie somatosensoriali) verso
il telencefalo; quelle non coscienti dal tratto spino-cerebellare dorsale e
spino-cerebellare ventrale verso il cervelletto. Questo perché, per coordinare
la sequenza dei movimenti, dobbiamo conoscere la posizione del nostro corpo e
degli arti nello spazio nel momento di inizio della prima azione. E'
interessante notare che la corteccia motoria supplementare si attiva per
aiutarci ad eseguire movimenti complessi (movimenti contro laterali come
arrampicare).
Finalmente la corteccia motoria, attraverso il sistema
nervoso, invia i segnali raccolti tramite i processi sopra descritti ai muscoli
per controllare l'esecuzione del movimento (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001; Netter
2010).
L'attivazione delle aree della corteccia motoria che
corrispondono alle parti del corpo che vanno mosse per compiere il movimento
visualizzato nel cervello all'inizio di questo paragrafo, porta al reclutamento
delle sole unità motorie (motoneurone e fibre muscolari da esso innervate)
necessarie a generare la forza richiesta per l'esecuzione del movimento stesso.
Come dico spesso il sistema neuromuscolare è dannatamente pignolo, specifico e pigro e svilupperà solo tanta forza (tensione muscolare) quanta ipotizzata dalla corteccia parietale posteriore per compiere il movimento visualizzato.
Come dico spesso il sistema neuromuscolare è dannatamente pignolo, specifico e pigro e svilupperà solo tanta forza (tensione muscolare) quanta ipotizzata dalla corteccia parietale posteriore per compiere il movimento visualizzato.
Per nostra fortuna esistono i sistemi di feedback che ci
aiutano a correggere e migliorare la precisione del movimento. Il circolo
virtuoso delle informazioni che viaggiano dai fusi neuromuscolari fino alla
corteccia motoria, dall'apparato visivo fino alla corteccia pre-motoria ci
consentono di modulare la forza da noi generata e di aggiustare il movimento
nelle esecuzioni successive (Sinicki, 2015; Ceretelli, 2001; Netter 2010).
Detto in parole semplici noi immaginiamo un movimento, il cervello si fa aiutare prima
per eseguirlo e poi per correggerlo se non risulta conforme a quello
immaginato.
Continua la lettura dell'articolo "Abilità fondamentali e performance"
FONTI
Ceretelli P. - Fisiologia dell'esercizio – Società Editrice
Universo – 2001
Felten D.L., Shetty A.N. - Atlante di neuroscienze di Netter – Elsevier
2010
Graybill D., Johansen-Berg H. - How does your brain learn new information?
- Scientific American Mind November/December 2010
Sinicki A. - What happens in the brain when you plan and execute a movement
– 2015 - http://www.thebioneer.com/what-happens-in-the-brain-when-you-plan-and-execute-a-movement/
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